Credo che il mio passato da architetto abbia inconsciamente influenzato l’acquisto di questa aquaforte e acquatinta di Mario Radice. Avevo visto al MIART qualche sua opera astratta accanto a tele di Soldati o di Reggiani, ma non conoscevo il forte legame che Radice ha avuto con il mondo dell’architettura. Comasco, generazione del 1898, amico personale dell’architetto Giuseppe Terragni, è stato un sincero sostenitore della sinergia tra l’architettura e le arti plastiche/figurative e del necessario rinnovamento negli anni ’30 delle arti e dell’architettura in generale – lontano tanto dal Liberty quanto dallo stile del Novecento.
Non è un caso quindi se una delle sue opere più note è stata la decorazione interna della Casa del Fascio di Como progettata proprio da Terragni nel 1933. Purtroppo di questi grandi affreschi e bassorilievi policromi presenti nel Salone delle Adunate e nella Sala del Direttorio non sono rimaste che delle immagini fotografiche: gli originali sono stati distrutti dopo il 25 aprile per i riferimenti espliciti al Fascismo che contenevano (l’effigie del Duce in quello della Sala del Direttorio). Quando, giovane architetto appena laureato, sono andata a Como a visitare l’edificio, di pittura non sapevo molto, non conoscevo Mario Radice e ignoravo il suo intervento decorativo: peccato, perchè oggi avrei riconosciuto nell’architettura di Terragni, fatta di rapporti fra vuoti e pieni, la stessa ricerca geometrica di equilibrio di forme e di colori delle composizioni astratte di Radice.
La collaborazione artistica tra Terragni, uno dei padri dell’architettura razionalista, e Radice, capofila dell’Astrattismo italiano, non è stata un episodio isolato. Radice ha partecipato infatti alla sperimentale Rivista Quadrante e ha frequentato la Galleria Il Milione, dove negli anni 30 e 40 si sono confrontati e reciprocamente stimolati architetti innovatori e artisti d’avanguardia, intrecciandovi le loro riflessioni teoriche: parlo di figure di primissimo piano come gli architetti Sartoris, Figini, Pollini, Lingeri, lo stesso Terragni e artisti come Fontana, Melotti, Soldati, Veronesi e Reggiani, oltre allo stesso Radice.
Da sempre fra architettura e pittura esiste un’osmosi; però nel caso di Radice questo rapporto è stato forse più sentito e intimo: in rete ho letto infatti una sua lunga e interessante intervista nella quale sosteneva che la matrice dell’arte astratta è sempre l’incontro con l’architettura, cioè l’incontro tra un pittore e un architetto.
Il suo interesse per l’architettura è testimoniato anche da altre iniziative, come quella di aver suggerito al Comune di Como l’acquisto di tutti i disegni originali dell’architetto futurista Sant’Elia, ora vanto della Pinacoteca civica di Palazzo Volpi. Alla morte di Radice nel 1987, parte del suo archivio di documenti e opere è stato donato dagli eredi -come era ovvio – alla città natale, anche se il Comune di Como pare non si sia particolarmente mobilitato per organizzare un’esposizione che valorizzasse il lascito e l’opera dell’artista scomparso; tant’è che il resto della collezione è stata poi proposto al comune di Milano, che ha declinato l’offerta e infine è approdato a Rovereto, che oggi ne custodisce la parte più interessante e che ha organizzato nel 2014 al MART una grande mostra retrospettiva.
Insomma, “Progressione G”, acquistata quando avevo da poco abbandonato (con qualche rimpianto) la professione d’architetto, mi ha rituffato senza preavviso nel mondo dell’architettura.
Nota da collezionista: al contrario degli oli su tela, che sono oggi piuttosto rari sul mercato e che hanno quotazioni di tutto rispetto, in rete si trovano molte serigrafie e litografie di Radice a prezzi abbordabili, ma fanno parte, quasi sempre, di cartelle degli anni 70 e 80 con tirature piuttosto alte, mediamente intorno al centinaio e questo giustifica il basso prezzo. Ho il sospetto che siano multipli tratti da opere su tela precedenti e non mi abbandona il dubbio che in questo genere di edizioni d’arte l’intervento dell’artista sia pressocchè inesistente e la stampa un processo quasi solo meccanico. Con l’acquaforte il dubbio sparisce: l’opera è nata per essere realizzata su matrice ed è stata sicuramente incisa direttamente dall’artista sulla lastra. Anche la mia “Progressione G”.

Per chi volesse avere una panoramica completa delle opere:
Luciano Caramel – Mario Radice: Catalogo generale – Electa

Il bozzetto per il grande affresco nella Casa del Fascio di Como esiste tuttora, ed è nella disponibilità dell’economista Claudio Borghi, politico della Lega ed appassionato di Astrattismo Italiano anni 30/50.
Personalmente non adoro Radice, e il fatto che un grande numero di sue opere lascino individuare in alto un tetto inclinato, a destra o a sinistra, mi fa una certa oppressione, sembrandomi una forma di compressione. La cosa certo deriverà da visione architettonica, ma io preferisco che un astratto non richiami espressamente nulla di materiale.
Sono d’accordo sui dubbi riguardo le serigrafie (anche in generale): di Radice ho invece recentemente acquistato quello che appare essere un linoleum monocromatico, dunque appunto proprio di sua mano, assai simile ad un suo dipinto, anche se non è sicuro che ne derivi, o invece ne sia uno dei molti modelli. Purtroppo non saprei come riprodurlo qui.
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Purtroppo non credo sia possibile all’interno di un commento allegare un’immagine….ahimè non ho ancora completamente in mano il mezzo. Puo’ se vuole inviarmela via mail all’indirizzo del blog multiplodautore@gmail.com
La mia incisione invece sembra una composizione autonoma: ho controllato nel catalogo generale di Caramel (dove per altro mancano completamente disegni e incisioni) e ho trovato opere su tela solo vagamente simili. Il fatto che una copia sia in vendita nella storica Galleria Valeria Bella qui a Milano mi tranquillizza sulla qualità e sull’autografia.
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