Capricci dei nostri tempi: Goya in (s)vendita – seconda puntata

Come scrivevo in un articolo precedente, (qui) il povero collezionista/appassionato di Goya ha un bel da fare oggi per districarsi fra originali e riproduzioni, che spesso sono proposti a prezzi simili abbastanza abbordabili. Tanto per confondergli ulteriormente le idee – e smentire quanto avevo scritto in precedenza – la casa d’aste Il Ponte ha messo in vendita qualche mese fa una delle tavole (proprio una delle tavole che possiedo, acquistata su Catawiki a circa 200 euro) ad un prezzo di partenza stratosferico:

A0653534-71F4-4AB8-93D9-529D682C186DPoiché la valutazione mi sembrava veramente fuori mercato, mi sono chiesta quale altra informazione sensibile che poteva giustificare una quotazione così elevata (per esempio che fosse una delle prime tirature) si celasse dietro a questa basica descrizione. In effetti, con la frequentazione, ho capito che alla casa d’aste Il Ponte piace spiazzare il collezionista con descrizioni minimali e valutazioni pazzerelle, così, solo per vedere se è capace di cavarsela da solo. Mi sono incuriosita e sono andata a controllare di persona. Essendo l’incisione incorniciata e sotto vetro si poteva osservare soltanto un apparente buono stato di conservazione del foglio. Ma sotto il passe-partout? Nulla di certo. Sul retro era incollato un foglio della Galleria di provenienza, che ripeteva quanto indicato a descrizione del lotto, senza nessuna indicazione aggiuntiva sulla tiratura. L’indicazione dopo la bisellatura della lastra, (che è avvenuta nel 1878) equivale a dire tutte le tirature dalla quarta in poi. Un po’ pochino per giustificare 1200 euro più i diritti d’asta. Però confesso di essermene andata via pensando di non essere in grado di capire e valutare correttamente.

Ma come è andata a finire? Beh, il lotto è andato … invenduto. Mi sono consolata, la valutazione era veramente fuori mercato. Chissà quali ragionamenti ha fatto l’esperto del Ponte per arrivare a proporla a quella cifra sproporzionata. Ma ecco che qualche mese dopo il Ponte ci ha riprovato e, capito di avere un po’ esagerato al primo giro, l’ha rimessa in vendita alla metà del prezzo di prima, circa 600 euro  (sempre troppi secondo me per una tiratura non meglio specificata e per un foglio non interamente visionabile perché sotto vetro). Come è andata a finire questa volta? Beh, ancora … invenduto. I collezionisti non ci sono cascati, il prezzo era effettivamente ancora fuori mercato.

Bisogna dire comunque che stabilire esattamente la tiratura di un foglio sciolto dei Capricci è una faccenda abbastanza complessa: tranne la prima tiratura, che è su carta vergellata (ed è l’unica stampata personalmente da Goya nel 1799), quasi tutte le altre tirature postume sono state stampate dalla Real Calcografia e risultano impresse su carte abbastanza simili, per lo più non vergellate e prive di filigrana. Per capirci qualcosa, il riferimento obbligato è il catalogo completo di Tomas Harris del 1964. Sperando di averlo tradotto in modo corretto, lo riassumo brevemente a beneficio di qualche altro collezionista.

I Capricci – Dal Catalogo generale T.Harris

Infine una notazione curiosa, frutto delle mie esplorazioni in rete: nel 1884 un virtuoso incisore catalano, più noto come editore, tale Miguel Seguì y Riera (1858/1923), ha ri-inciso le 80 tavole dei Capricci, realizzando dei veri e propri facsimili. Per un occhio profano le sue tavole sono veramente indistinguibili  da quelle di Goya (medesime dimensioni, medesime gradazioni tonali, gli stessi dettagli) se non per l’uso di caratteri diversi nella didascalia in basso e per la scritta M.Seguì, Gr. incisa in basso a destra.

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Da quanto ho potuto capire, queste incisioni in facsimile sono state realizzate grazie all’uso congiunto della fotografia e delle tecniche incisorie tradizionali: i negativi fotografici delle incisioni originali sono stati impressi sulla lastra di rame grazie ad un liquido fotosensibile; la lastra è stata successivamente incisa a mano e infine sottoposta all’azione degli acidi; calibrare bene le mordenzature, per arrivare alle medesime gradazioni tonali degli originali, non è stato comunque semplice. Il nostro Seguì y Riera pare abbia conquistato con questa impresa la Medaglia d’Oro all’Esposizione Universale di Barcellona del 1888. Oggi anche questi fogli in facsimile si trovano in vendita sul mercato, ma talvolta quasi al medesimo costo degli originali di Goya. Capricci dei nostri tempi.

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