Mi sono imbattuta nelle acqueforti di Felicien Rops solo l’anno scorso: non conoscevo nulla di questo artista belga, inquadrabile in quell’area vasta e sfaccettata che è la pittura europea simbolista di fine Ottocento. Ammetto che fino a quel momento, per me, la pittura Simbolista si definiva e racchiudeva nelle opere che conoscevo dei pittori Simbolisti italiani, Le due madri di Segantini o La maternità di Previati per citare due esempi molto noti, comunque tutte opere con una forte simbologia mistica o trascendente: visioni poetiche, spirituali e sognanti che hanno davvero poco a che fare con le conturbanti immagini prodotte dalla fantasia di Rops. Però gli anni sono gli stessi (l’ultimo decennio dell’Ottocento) e le evidenti differenze nascondono le medesime intenzioni, comuni a tutti i pittori simbolisti: quelle di superare la raffigurazione ottocentesca del vero tangibile per raccontare invece le inquitudini, le visioni interiori, il mostro e il divino che convivono dentro ognuno di noi. Previati e Segantini hanno guardato in alto e cercato il trascendente, Rops – come altri artisti nordici coevi – ha guardato in basso e stanato le pulsioni piu’ morbose e nascoste della natura umana.
Rops esordisce come illustratore satirico, un po’ alla Daumier, pubblicando tra gli altri sull’edizione belga del popolare Charivari francese, ma lega pero’ la sua fama alle illustrazioni di libri, soprattutto di quelli considerati ai tempi ad alto tasso erotico: donne sensuali e perverse che si concedono lascive allo sguardo, cocottes tentatrici in giarrettiere in pose piuttosto esplicite, veneri che mescolano bellezza e oscenità, immagini blasfeme e demoniache (si veda La tentazione di Sant’Antonio o Pornocrates) lo fanno diventare rapidamente uno degli illustratori più richiesti e apprezzati da una certa élites intellettuale. Siamo a Parigi negli ultimi decenni dell’Ottocento e Rops conosce e frequenta l’ambiente mondano, artistico e letterario dell’epoca: Toulouse-Lautrec, Degas, Rassenfosse, ma soprattutto Baudelaire, Mallarmè, Gautier, Huysmans, Verlaine. Proprio Huysmans dirà di lui: Rops ha cantato lo spirituale della lussuria, il soprannaturale della perversità, l’aldilà del male”.
A completare il quadro parigino anche la presenza di quel bizzarro personaggio che è stato Joséphin Sar Péladan, a metà strada tra il critico d’arte, il santone e il ciarlatano, animatore dell’Ordine Cabalistico della Rosa Croce: nei Saloni della Rosa Croce, momenti mondani in cui esponevano le loro tele i pittori simbolisti più spinti (Rops compreso) si aggiravano compositori come Satie e intellettuali strattonati dalla vita come Verlaine. Sono gli anni in cui vengono pubblicati testi letterari considerati scandalosi, perversi, diabolici. Scrittori e poeti maledetti, appoggiati da una mezza dozzina di piccoli editori controcorrente, spesso viaggianti e in fuga, processati e sempre a un passo dalla bancarotta, cercavano artisti sulla loro stessa lunghezza d’onda per avventure editoriali che andassero incontro al gusto di un nuovo pubblico elitario, quello dei collezionisti di letteratura scandalosa, meglio se a sfondo erotico-satanico. Nasceva infatti una nuova generazione di bibliofili dell’eros, pronti a spendere anche cifre importanti per entrare in possesso di testi clandestini, censurati e diffusi sotto banco. Quest’alleanza inedita tra filosofi, scrittori, editori, erotomani, bibliofili, incisori e tipografi sfidava scandali e processi. L’editore Poulet-Malassis ne è un esempio: processato, pubblica ciò non di meno tra il 1860 e il 1870 Le Parnasse satyrique di Pierre Jean Béranger, Dictionnaire erotique moderne di Delvau, Les Aphrodites di Andrea de Nerciat, Gamiani di Alfred de Musset, oltre a I fiori del male di Baudelaire. Uno dei sodalizi piu’ interessante è proprio quello tra Baudelaire, Poulet-Malassis e Rops. Baudelaire restera’ talmente affascinato dai disegni e dalla personalità di Rops che nel 1864 scriverà a Manet di come considerasse Rops l’unico vero artista tra tutti i belgi che aveva conosciuto; dopo avere visto il frontespizio realizzato da Rops per Les épaves (l’edizione belga di una selezione di poesie tratta dalla sua raccolta) insisterà per averlo come illustratore di una nuova edizione della sua censurata raccolta di poesie.
Forse a causa della sua fama di artista scandaloso e perverso, ho rintracciato incredibilmente il catalogo completo delle sue incisioni all’interno del Fondo Erotico della Braidense, il cui nucleo principale è il lascito del 1902 di un insospettabile collezionista milanese di letteratura erotico-pornografica di qualità. Scorrendo questo catalogo del 1928 alla ricerca della mia acquaforte, sorridevo al pensiero che questa pubblicazione, nata con lo scopo innocente di divulgare l’opera di Rops, potesse essere equiparata ai testi letterari scandalosi riposti nel segreto dei cassetti di qualche collezionista erotomane del primo Novecento.
Anche la mia acquaforte si lega alle vicende di un libro scandaloso, Les diaboliques di Barbey d’Aurevilly, libro uscito la prima volta nel 1874 e immediatamente censurato, sequestrato e ritirato dal mercato. Nel 1882 l’editore Lemerre acquista i diritti e ci riprova: le illustrazioni di Rops avrebbero dovuto, secondo i suoi calcoli, amplificare il successo editoriale della già discussa pubblicazione e questo ci da la misura della fama che Rops si era gia’ conquistato come illustratore di perversioni e fantasie a sfondo sessuale. Le tavole, nove, erano pensate come una preziosa aggiunta fuori testo. Secondo recenti studi la genesi di queste illustrazioni è stata lunga, quasi quattro anni essendo infine pubblicate solo nel 1886. A complicare la storia e a confondere le carte il fatto che le serie siano in realtà due, con dimensioni diverse, chiamate appunto Les petites planches e Les grandes planches. Les petites planches sono quelle pubblicate da Lemerre a corredo del testo e sono delle heliogravures, ovvero delle incisioni da disegni originali realizzate con mezzi fotomeccanici, alcune poi ritoccate a mano non dall’artista stesso, bensì da Lèon Evely, incisore belga al quale Rops avrebbe delegato la realizzazione delle lastre. Non sappiamo quale impegno preciso abbia preso Rops con l’editore o se abbia voluto rispettare l’impegno preso con Lemerre impegnandosi solo con la mano sinistra, delegando quindi ad altri l’intera realizzazione delle lastre. Comunque queste heliogravures sono quelle che circolano facilmente sul mercato e vengono spacciate per incisioni originali di Rops, anche se di originale hanno ben poco.
Les Grandes planches sono invece acqueforti nelle quali l’intervento dell’artista sulla lastra sembra sia stato diretto, anche se non è ancora chiaro quando la serie sia stata iniziata e terminata: forse fra il 1887 e il 1893, per altri è stata esposta completa nel 1889 al Salon des XX. Non si conosce neanche il motivo per cui è tornato a ragionare su questi temi. Magari il successo della prima serie ha convinto Rops a ideare una seconda serie di formato maggiore. La mia acquaforte sembrerebbe appartenere alla serie delle grandes planches sia per il formato che per il soggetto, molto simile all’acquaforte appartenente alla serie delle Grandes planches, La follia e la prostituzione dominano il mondo, con la differenza che dietro alla figura femminile, al posto dell’inquietante volto della follia compare invece la figura scura e beffarda di un usuraio, che simboleggia il furto. Cambia anche il titolo in Il furto e la prostituzione dominano il mondo. Nel catalogo del 1928 a cura di Exsteens vengono menzionati due stati ma non l’anno di pubblicazione. Ho rintracciato anche un disegno con il medesimo soggetto.
Nella vasta produzione incisoria di Rops è sicuramente una di quelle acquaforti che, per soggetto, meglio rappresentano le sue ossessioni: la donna, la bellezza, la seduzione della carne, l’erotismo, il male, il diabolico. L’artista belga infatti mette in relazione la visione della donna quale seducente e sensuale potenza irrazionale con le tentazioni carnali che risultano irresistibili e quindi peccaminose. L’uomo posseduto dalla donna, la donna posseduta dal diavolo. Il tutto con uno sguardo critico e impietoso verso la società e i suoi mali. Insomma, con questa acquaforte acquistata per poco ad un’asta, mi sono portata a casa un concentrato dell’arte di Rops.
In coda tutte le versioni di questo soggetto che ho trovato in rete.




Per chi volesse approfondire la genesi della serie Les diaboliques suggerisco questo interessante saggio
Complimenti, Rops fu una scoperta della mia giovinezza e tuttora conservo sue preziose stampe, alcune con firma in matita rossa, come la sua.
Troverei interessante anche sapere che Rops da un certo punto della sua vita convisse more uxorio con due sorelle, insomma dall’arte alla vita, o dalla vita all’arte.
Utile anche sapere che Rassenfosse ne continuò in vari modi l’opera.
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